Caltanissetta, l'”Antiqua” mafia di Campofranco condannata: in tre sono stati assolti
Otto condanne, tre assoluzioni e il pianto liberatorio di uno degli imputati che dal rischio di dover trascorrere 8 anni della sua vita dietro le sbarre, è uscito indenne perché non ha mai partecipato all’attività mafiosa.


Caltanissetta, l'”Antiqua” mafia di Campofranco condannata: in tre sono stati assolti
Otto condanne, tre assoluzioni e il pianto liberatorio di uno degli imputati che dal rischio di dover trascorrere 8 anni della sua vita dietro le sbarre, è uscito indenne perché non ha mai partecipato all’attività mafiosa.
È questo l’esito del processo “Antiqua” che si è concluso in primo grado dinanzi al giudice Emanuela Carrabotta che ha letto il dispositivo di sentenza nella tarda mattina di ieri a conclusione del rito abbreviato.
Le condanne
Ad essere stato condannato il boss legato ai corleonesi, Angelo Schillaci, “fungidda”: sono stati inflitti 23 anni di reclusione in continuazione con le altre sentenze passate in giudicato. Sarebbe stato lui, ora detenuto al carcere duro, dopo la precedente scarcerazione a mettere in piedi la famiglia mafiosa di Campofranco e a dettare le regole con le richieste di estorsioni, lo spaccio di droga e il possesso anche di armi.
Il suo braccio destro Claudio Rino Di Leo (meglio conosciuto come “Spatuzza”), che era riuscito a sfuggire all’accusa di mafia e ora si trova al 41 bis, è stato condannato a 17 anni.
Condannato a 9 anni il nipote del boss, cioè Calogero Schillaci, 8 anni e 6 mesi è la condanna per Vincenzo Spoto, 8 anni e 4 mesi per Gioacchino “Iachino” Cammarata, 3 anni Paolino Giuseppe Schillaci e 2 anni 2 mesi e 20 giorni per Carmeliana Schillaci. A 5 mesi e 10 giorni è stato condannato il licatese Calogero La Greca.
Gli assolti
Non ha retto le lacrime, invece, Calogero Giuliano – difeso dagli avvocati Giuseppe Dacquì e Giuseppe Scozzari – nel momento in cui per lui è arrivata l’assoluzione. L’uomo, che è stato subito rimesso in libertà (era ai domiciliari dopo il ricorso al Riesame), era in aula con accanto la moglie e il figlio e insieme si sono stretti in un lungo e interminabile abbraccio. Per lui la procura aveva sollecitato una condanna a 8 anni di reclusione. I suoi avvocati, invece, sono riusciti a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti. «Siamo soddisfatti di questo risultato – ha detto l’avvocato Dacquì – abbiamo dimostrato l’estraneità di Giuliano al contesto mafioso».